Alimenti come droghe.
La dipendenza da zucchero è più forte di quella da cocaina.
Si, non si tratta di un refuso ma di una evidenza scientifica, certo non molto reclamizzata visto l’invadenza dello Zucchero e dei dolcificanti nella nostra alimentazione.
Gli zuccheri raffinati come il saccarosio (il ben noto zucchero bianco) o tanto più i dolcificanti artificiali come la saccarina, sono stati ovviamente assenti dall’ alimentazione umana per milioni di anni e solo in epoche recentissime hanno cominciato a farne parte, fino all’ abuso che se ne fa ai giorni nostri tanto da essere una causa non secondaria dell’epidemia di obesità che si è abbattuta sul mondo. Ma come mai questo è possibile? Qualcuno, forse un malpensante, aveva ipotizzato che l’abuso di cibi ricchi di zucchero o di sostanze dolci, inizialmente dovuto al piacere del gusto dolce, fosse paragonabile ad una tossicodipendenza. Un’idea assurda?
La pura verità stando allo studio(1) (non certo il solo) svolto dai ricercatori Magalie Lenoir, Fuschia Serre, Lauriane Cantin, Serge H. Ahmed dell’ Università di Bordeaux (Francia) il cui testo completo si può trovare qui.
In sintesi. In un gruppo di topi messi nella condizione sperimentale di poter, mutualmente o esclusivamente, scegliere tra l’ uso di acqua resa dolce con la saccarina –un dolcificante artificiale privo di calorie – e cocaina endovena (si, proprio cocaina la ben nota droga) la stragrande maggioranza dei soggetti, il 94%, preferirono l’uso della saccarina. La stessa preferenza fu accordata allo zucchero. La preferenza per la saccarina (o per il comune zucchero) non era superabile neppure aumentando le dosi della cocaina e fu osservata nonostante sia una preventiva intossicazione con cocaina, sensibilizzazione o aumento del consumo di cocaina – essendo quest’ultimo sintomo un chiaro segno di tossicodipendenza.
Gli studiosi concludono che la ricerca dimostra chiaramente come il gusto dolce di zucchero o del dolcificante è una ricompensa più forte dell’effetto della cocaina anche in soggetti sensibilizzati o dipendenti da quest’ultima.
Un altro studio davvero interessante(2) dimostra come la reperibilità intermittente (12 ore al giorno) produce sintomi di dipendenza nei ratti, inclusi un aumento nei consumi, modifiche nei recettori per gli oppioidi e la dopamina, sintomi comportamentali e neurochimici di astinenza, e cross-sensibilizzazione con anfetamine.
I sintomi dell’astinenza, che portavano ad un incremento nell’uso dello zucchero, erano presenti anche ben 2 settimane dopo l’ eliminazione dell’accesso allo zucchero, dimostrando come gli animali divengano dipendenti dall’uso di questa sostanza.
D’altra parte, sarà un caso, ma da sempre la Dieta Zona sconsiglia fortemente l’uso di zucchero e dolcificanti.
Alimenti come droghe, Bibliografia.
1) Lenoire M.,et al. (2007). Intense Sweetness Surpasses Cocaine Reward. PLOS one. August 1, DOI: 10.1371/journal.pone.0000698