La storia di Giovanna : “ Stavo per chiamare i Carabinieri ” è l’ ottava della serie di: Da Lunedì mi metto a dieta. Su YOUTUBE
Storie vere tratte dalla mia esperienza ambulatoriale dove si capisce come l’alimentazione ed i rapporti con il cibo siano strettamente collegati alle nostre emozioni, ai nostri sentimenti ed ai nostri stati d’animo.
Mangiare, quindi, non è solo introdurre Carboidrati, Proteine e Grassi, ma è un qualcosa che dipende da, … e che allo stesso tempo condiziona, … tutti gli aspetti emotivi ed affettivi di una persona. Spero che queste storie aiutino a capirlo.
Devo fare una precisazione. Forse alcune delle storie che racconto in questi testi e nei video intitolati “Da lunedì mi metto a dieta”, vi potranno far sorridere come hanno, a volte, fatto sorridere me nel ripensarci. Non dobbiamo mai dimenticare, però, che dietro anche a delle storie apparentemente divertenti, si nasconde sempre un piccolo o grande dramma umano che merita comunque rispetto. Il nome di Giovanna è, ovviamente, di fantasia.
A volte le problematiche della vita che portano a sintomi che fanno immediatamente pensare ad un Disturbo del Comportamento Alimentare o, per essere aggiornati con la nuova terminologia scientifica come riportata dal nuovo DSM 5 con un Disturbo dell’Alimentazione e della Nutrizione, sono talmente semplici e chiare da divenire difficilmente visibili, rispecchiando il detto che la cosa più difficile da vedere è proprio il nostro naso.
Non che le cose stiano sempre in questo modo, naturalmente, ma fu invece il caso di Giovanna.
Il cibo, che dovrebbe servire semplicemente per vivere, viene caricato di un insieme di significati assolutamente estranei che vanno ben al di là del fare fronte al fabbisogno energetico o vitaminico ed è un fatto, spesso intuito dagli stessi pazienti che vengono in studio per la prima volta, che molti di noi si servono del cibo come sostegno psicologico, come auto-medicazione antistress, come forma di consolazione, come lenimento per l’anima.
Conscio di non stare usando un linguaggio scientifico, non posso dire altro che, spesso, il problema con il cibo è legato a quanto le persone sono felici e a quanto riescono a volersi bene.
Per questo è di fondamentale importanza che le persone si riapproprino per piccoli gradini della propria capacità di gestire la propria alimentazione. Solo in questo modo potranno superare – lentamente – il proprio senso di inadeguatezza, aumentando in parallelo la propria autostima, sentendosi meno inadeguate. Si tratta quindi di promuovere l’EMPOWERMENT, come dicono gli inglesi, ovvero di favorire lo sviluppo della consapevolezza e le potenzialità dell’individuo.
Da non sottovalutare, inoltre, una parallela presa di coscienza delle cause individuali e profonde del proprio malessere, la molla che impedisce un corretto rapporto con il cibo e causa una distorsione nella percezione di Sé. Non credo, sia detto per inciso, che la semplice presa di coscienza, cioè il far divenire conscio un problema fino ad allora vissuto in maniera inconscia, possa di per sé eliminare il Disturbo del Comportamento Alimentare o dell Nutrizione e dell’Alimentazione.
A mio parere, far divenire conscia una sofferenza inconscia è solo il primo passo per poter cercare di modificare la situazione, almeno nei limiti del possibile. Siccome sono le nostre sofferenze attuali la molla di certi comportamenti, è infatti necessario, dopo aver identificato le cause, cercare di rimuoverle o quantomeno di modificare il nostro habitat.
La storia di Giovanna forse può spiegare meglio di altre parole cose voglio dire.
Giovanna, 30 anni, come spesso capita venne da me per una dieta dimagrante, dato che negli ultimi 3 anni, cioè da quando si era sposata ed era andata a vivere nella casa del marito, era ingrassata di 7/8 chili. Nel frattempo aveva anche avuto una gravidanza.
Sul finire dell’anamnesi, come se fosse un cosa di poco conto mi dice.
“Sa, due o tre volte alla settimana, quando sono sola a casa, mi abbuffo di dolci e vomito subito dopo”.
Cerco di capire quali possano essere le fonti di stress, di sofferenza, di ansia che possano spiegare almeno in parte l’abbuffata ed il conseguente vomito. Questo non è sempre facile dato che le persone a volte nascondono sotto una pesante coltre questo segreto. Sia chiaro che lo nascondono a se stesse.
Ma almeno nel caso di Giovanna fu facilissimo. Era andata vivere a casa del marito, al primo piano di una palazzina in campagna al cui piano terreno vivevano i suoceri che si sentivano – ed erano in realtà – i padroni di casa.
Questo li autorizzava, avendo le chiavi di casa anche degli sposi, ad entrare a loro piacimento in qualsiasi ora nell’ appartamento dei due, con le più svariate motivazioni. Era capitato anche che fossero entrati mentre lei era nuda a fare la doccia o anche mentre aveva rapporti sessuali con il marito.
Il marito minimizzava o forse non riusciva a vedere la gravità della cosa e Giovanna, persona timida e riservata, non si sentiva autorizzata a reagire al posto del marito.
Pur non potendo sapere con certezza se questa difficile convivenza fosse la causa delle periodiche abbuffate con vomito, ritenni opportuno far notare alla signora che probabilmente la semplice dieta non avrebbe risolto il problema del grasso in eccesso, ma che sarebbe stato necessario semplicemente togliere la chiave di casa ai suoceri. Visto comunque che la richiesta di Giovanna era la dieta, gliela preparai, convinto che non sarebbe servita a nulla.
Così fu. Il nostro rapporto, con controlli mensili, durò circa sei mesi durante il quale Giovanna cercava – riuscendoci perfettamente – di fare la dieta. Peccato che continuassero le abbuffate frequentemente seguite dal vomito.
Tramite il diario alimentare che le avevo chiesto di compilare emerse in maniera chiara come le abbuffate seguissero sistematicamente conflitti con i suoceri o discussioni a tal proposito con il marito che non voleva mettere un freno all’ invadenza dei genitori.
Finalmente, dopo oltre sei mesi, Giovanna arrivò al controllo raggiante e, prima ancora di sedersi mi disse:
”Sa, aveva ragione lei. Mi sono fatta restituire le chiavi di casa ed ho smesso di vomitare” .
Come mi raccontò Giovanna, un giorno, mentre lei stava preparando la lavatrice in bagno, la suocera era entrata in casa senza essere udita ed aveva prelevato dal letto il bambino che dormiva. Quando dopo un po’di tempo Giovanna si era recata nella cameretta del bambino per vedere se questi dormiva bene, non lo aveva trovato.
Spaventata era scesa a cercare la suocera ma non aveva trovato nessuno in casa.
Aveva passato alcune ore di angoscia e mi dice:
“Stavo per chiamare i Carabinieri per denunciare un rapimento…”
quando la suocera era tornata con il bambino in auto. Lo aveva portato a fare un giro. La misura era colma e Giovanna, furiosa, aveva preteso l’immediata consegna delle chiavi di casa.
Da allora i suoceri erano divenuti estremamente rispettosi. Giovanna perse nel giro di pochi mesi successivi i chili in eccesso e non ha più vomitato. Abbiamo continuato a sentirci a lungo, in modo saltuario, perchè Giovanna mi chiedeva consigli nutrizionali per il figlioletto che aveva iniziato le elementari. Non ha più vomitato e non è più ingrassata.
Forse la storia di Giovanna è fin troppo semplice e chiara, ma proprio per la sua semplicità e chiarezza ritengo sia paradigmatica.
Il fatto è, che fintanto che le persone non si percepiscono e non divengono capaci di affrontare il problema che è il motore del loro comportamento, il problema stesso non verrà mai veramente affrontato ma solo delegato a qualcun altro, Nutrizionista, Centro Dimagrimento, farmaci dimagranti che sia, diventando così sempre più profondo e irrisolvibile. Per questo sono sempre stato critico con quei professionisti che prescrivono diete come se si trattasse di una qualsiasi prescrizione medica, come se si trattasse di prescrivere un antibiotico.
Purtroppo l’idea, avvalorata anche da alcuni professionisti del settore, che“Dimagrire è un problema di volontà, di carattere”, non è vera neppure lontanamente e farlo credere a chi ha già problemi di rapporto col cibo, quindi con l’immagine di sé e con l’autostima, ha come risultato inevitabile quello di acuire invece che di risolvere il problema del rapporto col cibo il quale, come ho detto, è essenzialmente un problema di rapporto con se stessi.
Con questi metodi si rinforzano alcuni pericolosi comportamenti, come quelli delle anoressiche le quali, secondo questa logica, di volontà devono averne davvero molta, se spesso riescono così bene a uccidersi a forza di volontà.
Il fatto è, come ho avuto ripetutamente modo di constatare, che molto spesso le persone, pur percependo almeno in parte che il loro problema è psicologico, preferiscono rivolgersi al Nutrizionista per avere una dieta e mascherare dietro a questa le radici dei loro problemi.
Grazie per la vostra attenzione,vi aspetto per un’altra puntata di: “Da lunedì mi metto a dieta”
Storia di Marco: Faccio la dieta dell’Astronauta. YOU-TUBE
Storia di Adele: Mangio solo 2 mele al giorno. YOU-TUBE
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Storia di Giovanna: Stavo per chiamare i Carabinieri. YOUTUBE
Dieta Zona. Memorie di un Nutrizionista (1) YOUTUBE