PNEI o Psiconeuroendocrinoimmunologia – parte 1-
Certamente Psiconeuroendocrinoimmunologia o PNEI è una parola lunga e complicata, anche un pò difficile da pronunciare, che esprime un concetto già espresso da Ippocrate (460 ca- 370 ca. a.C):
“II più grande errore dei nostri tempi è separare la psiche dal soma”.
In sintesi possiamo dire che i processi psicologici, il sistema nervoso, l’apparato endocrino e quello immunitario, e quindi anche quello digerente con il suo proprio sistema nervoso, non sono parti disgiunte ma funzionano come un tutto unitario.
Uno squilibrio in uno di questi componenti avrà come conseguenza una alterazione di quella che Cannon chiamava omeostasi, con conseguente squilibrio degli altri e con tutta probabilità si avrà la comparsa di una qualche malattia.
Al centro di tutto possiamo porre l’IPOTALAMO,” struttura limite tra somatico e psichico“; è attraverso di esso, infatti, che sia stati emotivi che mentali così come funzioni istintuali, possono trovare una loro espressione nel soma attraverso il controllo che l’Ipotalamo stesso esercita sul sistema vegetativo ed endocrino.
Negli ultimi anni numerosi studi riguardo le relazioni tra processi neuroendocrìni, comportamento e fenomeni immunitari hanno evidenziato la presenza di un flusso bidirezionale di informazioni tra il sistema neuro-endocrino ed il sistema immunitario, responsabile della mutua regolazione delle loro rispettive funzioni.
Come abbiamo detto, lo Stress a lungo termine può essere nocivo alla salute e può persino causare danni cerebrali.
La causa principale è rappresentata dai livelli elevati di Cortisolo (un glucocorticoide), sebbene anche l’ipertensione indotta da Adrenalina e Noradrenalina possa contribuire.
La risposta di Stress può ridurre le difese immunitarie, che ci proteggono da virus, microbi, funghi e altri tipi di parassiti. Lo studio dell’interazione tra sistema immunitario e comportamento (mediato dal sistema nervoso) è detto Psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI) e costituisce l’argomento di questa pagina.
Grazie alla PNEI sappiamo che il Sistema Immunitario (S.I) è uno dei sistemi più complessi dell’organismo ed ha la sua funzione è proteggerci dalle infezioni. Gli organismi infettivi hanno sviluppato vari trucchi, nel corso dell’evoluzione, per rendere più efficaci i loro attacchi e questo ha avuto come conseguenza una parallela evoluzione del S.I. che ha dovuto sviluppare strategie di difesa sempre più raffinate.
Cercheremo di descriverle per sommi capi. Il S.I. deriva dai leucociti (globuli bianchi) che si sviluppano nel midollo osseo e nel timo. Alcuni di essi entrano nel circolo sanguigno o in quello linfatico; altri risiedono permanentemente nello stesso luogo.
La reazione immunitaria si scatena quando l’organismo è invaso da qualcosa di estraneo, come batteri, funghi e virus. La reazione può essere di due tipi: aspecifica o specifica. Una reazione aspecifica, detta risposta infiammatoria, si sviluppa rapidamente, in risposta al danno tessutale prodotto dall’organismo invasore.
Il tessuto danneggiato secerne sostanze che aumentano la circolazione sanguigna locale e inducono la filtrazione di liquidi attraverso i capillari, con conseguente infiammazione della regione. Tali secrezioni, inoltre, attraggono i fagociti, che distruggono sia gli organismi in invasori sia i detriti prodotti dalla rottura delle cellule colpite.
Un’ altro tipo di reazione aspecifica si verifica quando una cellula è infettata da un virus. Le cellule infettate rilasciano un peptide detto Interferone, che riduce la capacità riproduttiva dei virus.
Alcune cellule, dette Natural Killer (N.K.) si riversano nel tessuto e, quando incontrano una cellula infettata dal virus o che ha subito una trasformazione neoplastica, la inglobano e la distruggono. Le cellule N.K. costituiscono quindi una delle prime difese contro i tumori.
Il S.I. produce due tipi di reazione specifica: l’immunità a mediazione chimica e quella cellulo-mediata. La risposta immunitaria a mediazione chimica prevede l’azione degli anticorpi. I microrganismi infettivi presentano proteine di superfìcie, dette antigeni.
Queste proteine distinguono gli agenti infettanti e ne permettono il riconoscimento da parte del si-stema immunitario. Tramite l’esposizione ai vari microrganismi, il S.I. impara a riconoscere le proteine, con il risultato di sviluppare speciali linee cellulari che producono anticorpi specifici, cioè proteine capaci di riconoscere l’antigene. Sempre gli anticorpi aiutano ad uccidere il microrganismo estraneo.
Un tipo di anticorpi messo in circolo dai linfociti è denominato B, dato che si sviluppano nel midollo osseo (in inglese, Bone marrow). Questi anticorpi vengono chiamati Immunoglobuline (Ig) e sono di natura proteica.
Ciascuna Ig. (ne esistono cinque tipi diversi) è identica, ad eccezione di un’estremità, in cui è presente un recettore particolare che la contraddistingue dalle altre. Ogni tipo di recettore si unisce all’antigene corrispondente, proprio nel modo in cui una chiave si adatta solo alla serratura per cui è stata costruita.
Quando la linea adeguata di linfociti B individua la presenza di particolari batteri, le cellule rilasciano i propri anticorpi, che si legano con gli antigeni sulla superficie degli invasori.
Gli anticorpi uccidono gli invasori direttamente, oppure richiamando altri globuli bianchi, che li distruggono.
La reazione immunitaria cellule-mediata, è dovuta invece all’azione dei linfociti T, (così chiamati perché si sviluppano nel timo).
Anche i linfociti T producono anticorpi, che però restano attaccati all’esterno della loro membrana. I linfociti T, principalmente, difendono l’organismo da funghi, virus e parassiti pluricellulari. Quando gli antigeni si legano con gli anticorpi di superficie, le cellule uccidono direttamente gli invasori o richiamano altri globuli bianchi per ucciderli.
Prosegue con: PNEI o Psiconeuroendocrinoimmunologia – parte 2-
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