In questa seconda pagina si trattano i seguenti argomenti.
- La legge di Yerkes Dodson.
- Quale è il giusto esercizio fisico.
- Attività fisica contro Immunosenescenza.
La legge di Yerkes Dodson.
Ma perché succede questo? Una spiegazione la possiamo trovare nella vecchia (1908) Legge di Yerkes-Dodson che metteva in relazione l’aumentare del livello di impegno fisico con l’aumentare del rendimento. Esiste però un punto in cui ad ogni ulteriore aumento dell’impegno corrisponde un peggioramento ed una diminuzione del rendimento.
La prima parte della curva illustrata in figura, può essere considerato eustress, ovvero stress buono, che porta al miglioramento della nostra attivazione psicofisica, mentre la seconda parte è da considerare distress, ovvero stress cattivo. Come è noto ormai da lungo tempo, il distress, se protratto nel tempo, porta ad un aumento di un ormone, il cortisolo, che ha proprio la capacità di ridurre le nostre difese immunitarie. Questo è quello che spesso succede agli atleti professionisti. Per questo ho prima fatto la distinzione tra attività fisica e sport.
Quale è il giusto esercizio fisico.
Ma quanto esercizio fisico serve per aumentare le difese senza sconfinare nel lato opposto? Ovviamente dipende dalla nostra condizione di partenza, sesso, età ed abitudine ad allenarsi. Si è visto che un allenamento di 12 settimane, costituito da tre sessioni di allenamento aerobico a settimana, ciascuna della durata di 30 minuti, al 70% della frequenza cardiaca massima, è associato ad un aumento del 57% della concentrazione di IgA salivari rispetto a prima, in nove soggetti precedentemente sedentari. Le IgA sono un importante meccanismo di difesa contro i patogeni che cercano di entrare attraverso la mucosa orale proprio come avviene con i virus respiratori.
L’allenamento moderato, inoltre, aumenta del 57% l’attività citotossica delle cellule NK dopo 6 settimane. Queste cellule chiamate Natural Killer, sono un tipo di linfociti in grado di distruggere spontaneamente le cellule infette da virus, ma anche le cellule tumorali.
E per coloro che sono “atleti”, quando l’esercizio fisico è probabilmente troppo proprio durante una epidemia ? Forse il primo studio1 che ha quantificato lo stato di malattia in una popolazione di atleti risale alla Two Oceans Marathon del 1982 su una distanza di 56 Km a Città del Capo, che trovò il 33% dei corridori affetti da disturbi del tratto respiratorio dopo due settimane, rispetto al 15% di un gruppo di controllo. Fu anche trovata una significativa relazione negativa tra tempo impiegato per completare la gara e malattie respiratorie molto più abbondanti in quei corridori che avevano completato la gara in meno di quattro ore, suggerendo una relazione tra stress da esercizio acuto e suscettibilità alle infezioni.
Come dovrebbe essere in pratica la nostra attività fisica per proteggerci dalle malattie? Partiamo dal presupposto di non essere particolarmente allenati e cominciare ad allenarsi dopo un lungo periodo di inattività. La protezione contro le infezioni può essere raggiunta con molti tipi di attività aerobica (camminata, jogging, ciclismo, nuoto, ma anche altre attività in base ai propri gusti ed alle proprie possibilità). In generale, sembra che da 20 a 40 minuti di esercizio di moderata intensità corrispondenti al 60/75% della Frequenza cardiaca massima al giorno, bastino a promuovere un effetto benefico sul sistema immunitario, introducendo magari un giorno di riposo settimanale.
Attività fisica contro Immunosenescenza.
È poi noto come il processo d’invecchiamento sia associato ad un progressivo declino della funzione del sistema immunitario, che è comunemente indicato come immunosenescenza. La maggior parte degli studi indica che un esercizio aerobico regolare di moderata intensità possa migliorare la funzione immunitaria negli individui più anziani. Gli effetti positivi dell’esercizio fisico sul sistema immunitario nelle persone anziane sono evidenziati da aumento del numero di cellule T, concentrazione plasmatica di citochine infiammatorie più bassa e aumento dell’attività fagocitica dei neutrofili e citotossica delle cellule NK, tutti fattori primari del nostro sistema immunitario.
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