COSA È L’ETÀ E COSA SIGNIFICA?

Share on facebook
Facebook
Share on twitter
Twitter
Share on linkedin
LinkedIn
Share on email
Email
Share on whatsapp
WhatsApp
Dott. Gabriele Buracchi

Dott. Gabriele Buracchi

Dottore Nutrizionista, Biologo, Psicologo

In questa pagina si parla dei seguenti argomenti:

  • LE 3 ETÀ.
  • ETÀ BIOLOGICA.
  • ETÀ PERCEPITA.
  • IMPORTANZA DELL’ETÀ PERCEPITA.
  • STEREOPITI NEGATIVI.

 

LE 3 ETÀ.

cartaceo euro 12,38
digitale euro 5

Se ti chiedono l’età, di solito rispondi con un numero, la tua età cronologica. Ma stando a quanto ci dicono tutte le ricerche scientifiche, all’età cronologica dovremmo aggiungere altri due numeri, quello dell’età biologica e quello dell’età percepita.

La nostra età cronologica, infatti, è solo una componente della nostra età effettiva e non sempre questa corrisponde, con conseguenze di vario tipo, alle altre due età.

ETÀ BIOLOGICA.

Da un punto di vista medico, per età biologica o fisiologica, si intende l’età che si può attribuire a un individuo in base alle sue condizioni morfologiche e funzionali, ovvero in base alla qualità di tessuti, organi ed apparati, condizioni valutate rispetto ai valori standard di riferimento.

L’età biologica è quindi influenzata da numerosi altri fattori come determinanti genetiche e, in maniera notevole, influenze comportamentali quali lo stile di vita e l’alimentazione, la pratica di adeguato esercizio fisico, ma anche ambientali come per esempio clima e inquinamento. È evidente, solo per fare un esempio, che i polmoni di un fumatore o comunque di una persona che respira un’aria particolarmente inquinata, saranno più vecchi di quelli di una persona che non fuma e che vive in un ambiente salubre.

Questo ci fa capire come, molto spesso, l’età biologica e quella cronologica non coincidano e che si possa quindi essere più giovani o più vecchi, anche in maniera consistente, dei propri anni.

ETÀ PERCEPITA.

Esiste poi un’età percepita, strettamente interconnessa con le altre due ed in grado di determinare, a parità di tutte le altre condizioni, differenze estremamente rilevanti tanto nell’aspettativa di vita quanto nello stato di salute.

Esistono, infatti, molti studi su come credenze e segnali esterni correlati all’età influenzino salute e longevità ed è opinione comune degli studiosi che l’auto percezione di una età inferiore a quella reale porti ad un aumento dell’aspettativa di vita, così come avviene per chi è convinto di godere di una buona condizione di salute.

Uno studio ha seguito per ben 23 anni 660 individui di 50 anni di età o più. Quelli che avevano una auto percezione più positiva dell’invecchiare sono vissuti 7,5 anni di più di quelli con una percezione dell’invecchiamento meno positiva, considerando ovviamente variabili come età di partenza, sesso, stato socioeconomico, solitudine e salute funzionale.

Rilassare la schienaUn altro studio ha verificato come la salute percepita sia in grado di predire la mortalità meglio della salute reale ed in un altro ancora, dove gli anziani che valutavano scarsa la loro salute avevano sei volte più probabilità di morire di quelli che percepivano come eccellente la propria salute,  indipendentemente dal loro effettivo stato di salute (studi 1,2,3).

digitale euro 6
cartaceo euro 16 e 64

Purtroppo la maggior parte degli anziani nelle società Occidentali assorbe e interiorizza le attitudini e le credenze riguardo al proprio gruppo, considerandosi come di stato inferiore, meno gradevoli, infelici, più dipendenti e meno orientati verso gli obiettivi rispetto ai giovani.

IMPORTANZA DELL’ETÀ PERCEPITA.

Una percezione positiva dell’invecchiare sarebbe invece di primaria importanza per la propria salute fisica e mentale, ma questo va in direzione opposta a solide credenze tanto fortemente radicate quanto false.

Il fatto è che, nell’ambiente circostante in cui si vive, esistono segnali che possono innescare una percezione di sé più vecchia o più giovane facendo sì che il corpo invecchi in base a questa percezione indipendentemente dalle proprie opinioni.

Questi segnali possono mettere gli individui in situazioni potenzialmente favorevoli o sfavorevoli in base al contesto che, quindi, gioca un ruolo fondamentale nel mascherare, trasformare o amplificare i segnali dell’età. Non si tratta solo dei segnali fisici di invecchiamento come i capelli grigi o le rughe, ma anche dei ruoli svolti come divenire nonni, e gli interessi che si hanno o le attività che si svolgono, ma anche la diversa valutazione che inconsciamente facciamo, in base all’età, di risultati analoghi.

Avviene così che il successo di un giovane ed il fallimento di un anziano nello svolgere lo stesso compito, essendo questi i risultati attesi, saranno attribuiti entrambi a cause stabili, mentre il successo di un anziano ed il fallimento di un giovane saranno attribuiti a cause instabili, transitorie.

Il mio libro sullo STRESS
digitale euro 5
cartaceo euro 12,48

STEREOPITI NEGATIVI.

Così, a causa degli stereotipi negativi che circondano gli anziani e le loro capacità, non ci meravigliano i risultati di un esperimento (4) che ha usato due persone-stimolo (una giovane ed un’altra anziana) riguardo al loro successo negli studi al college.

Nonostante non ci fossero state differenze in funzione dell’età nell’aspettativa di successo o nell’attribuzione per il successo, i partecipanti all’ esperimento attribuirono i fallimenti da parte della persona-stimolo più vecchia principalmente a cause stabili come mancanza di capacità e difficoltà del compito, mentre gli stessi fallimenti da parte della persona-stimolo più giovane vennero attribuiti a cause occasionali come la mancanza di impegno.

In termini forse più chiari, davanti allo stesso fallimento la persona anziana venne giudicata non capace di ottenere quel certo risultato perché ormai troppo vecchia, mentre il giovane fu considerato solo svogliato.

Modificare  quindi la percezione dell’età da parte degli anziani sarebbe di fondamentale importanza per la loro salute, anche se dobbiamo purtroppo riconoscere che la tendenza al “giovanilismo”, così in voga ad esempio nei mass-media, va esattamente nella direzione opposta con la costruzione di stereotipi tanto negativi quanto falsi sugli anziani.

 

 

 

1) Levy B.R., et al.(2002). Longevity increased by positive self-perceptions of aging. Journal of Personality and Social Psychology, 83, 261–270

2) Kaplan, G., & Camacho, T. (1983). Perceived health and mortality: A nine-year follow-up of the human population laboratory cohort. American Journal of Epidemiology, 117, 292–304

3) Idler E.L., & Kasl, S. (1991). Health perceptions and survival: Do global evaluations of health status predict mortality? Journals of Gerontology, 46, S55–S65

4) Reno R.(1979).Attribution for success and failure as a function of  perceived age. Journal of Gerontology, 34, 709–715

 

You may also like

Inizia Ora! Fai il test gratis