Storia di Sandra: Tu però non lo fare mai . Da Lunedì mi metto a dieta

Tu però non lo fare mai
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Dott. Gabriele Buracchi

Dott. Gabriele Buracchi

Dottore Nutrizionista, Biologo, Psicologo

La storia di Sandra : ” Tu però non lo fare mai ” è la sesta della serie di: Da Lunedì mi metto a dieta.

Storie vere tratte dalla mia esperienza ambulatoriale dove si capisce come l’alimentazione ed i rapporti con il cibo siano strettamente collegati alle nostre emozioni, ai nostri sentimenti ed ai nostri stati d’animo.

Mangiare, quindi, non è solo introdurre Carboidrati, Proteine e Grassi, ma è un qualcosa che dipende da, ... e che allo stesso tempo condiziona, … tutti gli aspetti emotivi ed affettivi di una persona. Spero che queste storie aiutino a capirlo.

Devo fare una precisazione. Forse alcune delle storie che racconto in questi testi e nei video intitolati “Da lunedì mi metto a dieta”, vi potranno far sorridere come hanno, a volte, fatto sorridere me nel ripensarci. Non dobbiamo mai dimenticare, però, che dietro anche a delle storie apparentemente divertenti, si nasconde sempre un piccolo o grande dramma umano che merita comunque rispetto. Il nome di Sandra è, ovviamente, di fantasia.


Tu però non lo fare mai
La sindrome del brutto anatroccolo, una delle storie vere di “Da Lunedì mi metto a dieta”

La telefonata che mi fece Sandra per prendere l’appuntamento per una visita nell’ambulatorio di … per fare una dieta per dimagrire, era assolutamente normale, una delle tante, e non lasciava supporre l’intreccio di rabbia ed autolesionismo nonché i traumi e le frustrazioni risalenti all’infanzia, ma vivi e presenti come se fossero avvenuti da pochi giorni, che stavano dietro a quella  richiesta.

Quando la conosco, dopo pochi giorni, Sandra ha 32 anni ed è una signora sposata da poco tempo, come vengo a sapere di lì a poco. Proviene da una città dell’Italia centrale ed ha conosciuto il marito via Internet alcuni anni prima. Mi dice che deve assolutamente dimagrire perchè è troppo grassa, “ormai più che obesa” e si vergogna talmente di quanto è grassa che praticamente non esce di casa. Abita in una zona residenziale elegante della città dove siamo. La guardo e, francamente, parlando da un punto di vista prettamente maschile, la trovo decisamente una bella donna. Forse la si potrebbe considerare un poco “rotondetta”, ma francamente non capisco di cosa si dovrebbe vergognare, ammesso che ci sia da vergognarsi per il proprio corpo, cosa che non credo in ogni caso.

Sono abituato a tenermi le mie opinioni per me e così le dico che se pensa di dover fare una dieta dimagrante, io ho bisogno di dati oggettivi, di misure. Dopo decideremo il da farsi. Vedo che si stupisce. Effettuiamo le solite misure e viene fuori che ha un Indice di Massa Corporea di 26 ed una percentuale di Massa Grassa del 27%.

Faccio presente a Sandra che l’Indice di Massa Corporea normale è tra 20 e 25 e che il suo 26, quindi, la colloca in un leggero sovrappeso, non certo nell’obesità, mentre la sua percentuale di massa grassa è appena al di sopra della media che per una donna va dal  21 al 25%.

Al massimo, se lo desidera, ci potranno essere da perdere 3 o 4 chili e magari fare un poca di attività fisica. Le sconsiglierei di perdere di più; comunque una dieta come la Zona Mediterranea è sicuramente efficace per ottenere questo risultato ed in più le può portare molti altri benefici.

Confesso che mi coglie di sorpresa: Sandra si mette a piangere. Non me lo aspettavo. Non si finisce mai di imparare.

Le chiedo se quello che le ho detto rispetto alle sue condizioni fisiche ed alla dieta è ciò che la ha fatta piangere ma lei mi interrompe.

No , lei con capisce, lei non sa come vivo io

Qui comincia ad enumerarmi una serie di circostanze e di sue interpretazioni che potrebbero contribuire ad un manuale di Psicologia costruttivista. È proprio vero, non esiste una realtà oggettiva ma questa è da noi “costruita” in base alla nostra disposizione nell’osservarla, conoscerla e comunicarla. La realtà si forma, quindi, nei processi d’interazione ed attraverso la nostra attribuzione di significati alla nostra esperienza.

Ma senza stare a scomodare la Psicologia Costruttivista, lo aveva già detto Epitteto (50-130 d.C.):

Ciò che turba gli uomini non sono le cose, ma le opinioni che essi hanno delle cose”.

Sandra mi ripete che ormai non esce quasi più di casa per la vergogna della sua grassezza e che esce solo il sabato per andare col marito a fare la spesa al supermercato e un paio di volte al giorno intorno a casa per portare il cane a fare i suoi bisogni. Proprio in queste occasioni ha avuto ulteriori conferme della sua grassezza. Una delle ultime volte che è andata al supermercato, infatti, ha incrociato due Arabi che l’anno guardata:

E, si sa, agli arabi piacciono le donne molto grasse

è il suo commento. Portando il cane a passeggio è successo anche di peggio. Mentre camminava con il cane al guinzaglio è passato un camion che, a suo dire, ha suonato proprio a lei.

E sa cosa c’era scritto sulla fiancata del camion a caratteri cubitali? ” .

Io non posso certo saperlo e ammutolisco.

C’era scritto: Traslochi GRASSI

e si rimette a piangere. Si, sono proprio le nostre opinioni quelle ci fanno del male. Aveva ragione Epitteto, ma 2000 anni sono passati inutilmente.

Come se non bastassero questi avvenimeti, mi racconta di essere anche in difficoltà perchè sta cominciando a rimanere senza vestiti. La guardo un poco sorpreso, francamente non capisco dove sia il problema.

Mi dice che negli ultimi tempi, tutte le volte che è andata a comperare dei vestiti, quando è stato il momento di scegliere la misura lei, che ha una 42 o, per certi modelli una 44, ha sempre comperato una 38, vergognandosi di far vedere alla cassiera del negozio quale era la sua vera taglia.

Il problema è che quando arriva a casa e se li prova non le entrano e allora si dispera e si abbuffa. Ha l’armadio pieno di vestiti taglia 38.

Cerco di calmarla ricostruendo un clima di apparente normalità e le chiedo di solito cosa mangia. Mi risponde che l’alimentazione “ufficiale” è abbastanza normale, mangia anche frutta e verdura pur se non in grandi quantità, ma un poco di tutto, senza particolari problemi. I problemi vengono con i raptus alimentari che le capitano spesso. In quelle occasioni, che avvengono quando è sola, può mangiare di tutto e a volte non sa di preciso neppure cosa.

Mi racconta l’ultimo raptus, di due giorni prima, quando aveva già deciso di mettersi a dieta – l’ennesima- ed aveva già preso l’appuntamento con me.

Mi dice che fu proprio poco dopo aver preso l’appuntamento con me, per la paura di dover rinunciare al cibo, che aprì il surgelatore e mangiò direttamente una base per pizza ancora surgelata.

Poi si dovette punire per il fatto di aver mangiato e con il coltello del pane si tagliuzzò il braccio sinistro. Si tira in su la manica del vestito e mi fa vedere i tagli sul braccio che cominciano a fare la crosta.

Le dico che in quelle condizioni se le facessi un dieta, per quanto bilanciata ed equilibrata come la Zona Italiana, mi sembrerebbe di prenderla in giro. Forse ci possiamo arrivare, solo per perdere 4 chili naturalmente, ma ci vuole un percorso per arrivarci. Ci pensa un attimo e poi mi dice che è d’accordo, anche se 4 chili le sembrano pochi.

Fissiamo un incontro per la settimana successiva con un tetto massimo di 10 incontri, tanto se non ce la facciamo in 10 volte è inutile continuare, non funziona.

Le dico che per questa settimana lei può mangiare quello che vuole ed anche fare abbuffate con basi per pizza surgelate, se le piacciono, ma ogni volta che mangia un carboidrato deve, tassativamente, mangiare una proteina altrimenti non sarò in grado di prepararle la dieta.

La settimana dopo torna e mi dice di non aver fatto mai abbuffate, cosa che di solito le succedeva dalle 2 alle 4 volte a settimana. L’idea di dover mangiare delle proteine le aveva fatto passare la voglia. Le chiedo se le è mai capitato, dopo le abbuffate, di vomitare o di prendere lassativi e mi risponde che non ha mai vomitato ma ha spesso pensato di farlo. I lassativi li ha presi qualche volta, ma non abitualmente.

Questa domanda, però, apre le porte a dei ricordi che Sandra, all’inizio, racconta con titubanza, dicendo che teme che poi io pensi “male”. Le dico che io non sono il giudice di nessuno e che ascolto tutto quello che potrebbe essere utile in modo assolutamente neutro, così come registro il peso o l’altezza.

Comincia così a parlarmi di sua madre, una donna “bellissima” a differenza di lei che è grassa e brutta. Questi ricordi emergono un poco alla volta, nell’arco di 3 o 4 sedute.

Una delle prime cose che affiorano è che la madre è (al presente) una donna molto più bella di lei tanto che se escono di casa assieme, quando torna nella sua città, gli uomini ancora si voltano per guardare la madre – che ha 63 anni – e non certo lei.

La ascolto perplesso ma non faccio commenti, anche se mi sento partecipe di quella che potrei chiamare “La sindrome del brutto anatroccolo”, anche se dubito che si trovi nei testi di psicologia.

Mi racconta un poco alla volta molti altri ricordi d’infanzia, davvero illuminanti. Ne riporto solo due che secondo me sono fondamentali.

Primo ricordo di Sandra:

Quando avevo 4 o 5 anni la mia mamma, una donna bellissima, usciva per strada indossando delle minigonne molto corte, e mi diceva di stare accanto a lei, tenendola per mano, perchè così, vedendomi lì, gli uomini che la incrociavano per strada non potevano fare commenti

Secondo ricordo di Sandra:

A volte, quando mio padre non era in casa, mia mamma si abbuffava di dolci e poi andava subito a vomitare in bagno, ma a me diceva, mentre la vedevo vomitare: “ Tu però non lo fare mai perché fa male ”

Lo ho forse detto altrove ma lo ripeto. Mangiare non è solo ingerire Carboidrati, Proteine e Grassi, ma è un complesso fenomeno Psicobiologico.

Al termine di ogni seduta davo a Sandra qualche istruzione alimentare in più. Alla fine della seconda seduta le dissi che la regola di mangiare sempre delle Proteine, cui aggiunsi anche dei Grassi, non valeva solo per le abbuffate ma anche per tutti i pasti normali. Per il resto poteva mangiare quando e quanto voleva.

Anche quella volta non si abbuffò. Alla fine del terzo incontro le dissi che, a parte eventuali abbuffate, che poteva comunque fare quando voleva e rispettando la regola di associare sempre Carboidrati, Proteine e Grassi nelle proporzioni che riteneva più opportune, per la settimana successiva doveva fare 5 pasti al giorno.

Al quarto incontro, visto che non c’erano state abbuffate ed aveva rispettato la regola dei 5 pasti, le dissi che non c’erano al momento istruzioni aggiuntive. Parlavamo di alimentazione solo negli ultimi minuti dell’incontro, per il resto parlavamo di lei.

La settimana dopo, al quinto incontro, mi comunicò che aveva cominciato a cercarsi un lavoro come grafica, dato che aveva  studiato per questo ed aveva fatto questo lavoro fintanto che era stata nella sua città.

Le detti delle indicazioni precise solo per la prima colazione, lasciandola libera, nel rispetto delle vecchie regole, negli altri pasti.

Nel sesto incontro ebbe le dosi per gli spuntini e le fu chiesto di pesarsi la mattina del giorno dopo e la mattina prima di venire da me al settimo incontro.

Al settimo incontro ebbe le dosi, in base ai suoi gusti, anche per pranzo e cena. Non aveva più fatto abbuffate.

All’ottavo incontro mi disse che aveva perso, dalla prima volta che si era pesata, circa 800 grami. Le feci presente che il limite massimo era 4 chili. Mi disse di si.

Al nono incontro aveva perso 1 chilo e 200 grammi e aveva avuto una proposta di lavoro part-time.

Fissammo per un mese dopo il decimo incontro.

Dopo un mese aveva perso 2 chili e 800 grammi dalla prima pesata ed aveva cominciato a lavorare.

Ci siamo sentiti qualche volta per telefono. Quando ha perso 4 chili mi ha chiamato e le ho detto cosa fare per fermarsi lì. Dopo alcuni altri mesi mi ha chiamato, aspettava un bambino.           Le ho fatto i miei auguri.

Grazie per la vostra attenzione,vi aspetto per un’altra puntata di:  “Da lunedì mi metto a dieta”.

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